La migliore inquadratura di
Welcome to the dollhouse di T. Solondz (1995)
☻
che è il retro di una insegnante da cui ha inizio la panoramica sulla classe; nessun' altra categoria professionale al mondo potrebbe mai indossare qualcosa di simile. WTTD mi ha fatto riflettere sull' infanzia, ma sulla infanzia Americana; dove i genitori sognano la popolarità dei figli, e i figli sognano di realizzare i sogni dei genitori, divenendo popolari. In effetti, grazie all'ineffabilità ludica del mondo delle parole, l'America sembra proprio un luogo di gente assai popolare.
Come i presentatori TV, e come i prezzi delle tavole calde.
Ma tutto il mondo è paese, lo dimostra la camiciola fantasia qui sopra; e non è soltanto la colonia imperiale Italica ad essere interessata da questo fenomeno popolare, tramandato per generazioni attraverso la anti-cultura televisiva; abbiamo appena visto un altro esempio spettacolare di personaggi impopolari Neozelandesi, in Eagle Vs. Shark, dove pure l'antitesi del "successo personale" (la popolarità) stile USA è rappresentata dalla figura del nerd. La protagonisa del film d'esordio di Solondz è una promettente nerd in erba, alle prese con i primi amori e i primi odii; come la più matura kiwi dell'altro giorno, anche la piccola Dawn Wiener è adorabile:
interpretata dalla bravissima Heather Matarazzo, che purtroppo nel frattempo è diventata una (sorta di) donna, come vediamo su IMDB;
il che ci fa pensare: non c'è limite alla sofferenza.
Ancora, riguardo l'inevitabile ebreità della faccenda, alla festa per l'anniversario di matrimonio la solita, tipica, media famigliola Americana balla al ritmo dell' Hava Nagila; al buon intenditore poche parole, ma inconfondibili.
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