18/02/10

Da 3viso a Manhattan in una scia chimica

I due ultimi film in "seconda serata" sono stati:

Signore e signori di P. Germi (1966)

vinse la Palma d'Oro e il David di Donatello, fu candidato al Golden Globe, ed è un ritratto pepato e un po' avvinazzato della provincia Italiana -anzi, Veneta- nella metà degli anni '60; con una sceneggiatura di ferro, firmata dall'Autore assieme ad Age&Scarpelli e tale Vincenzoni (che firmò poi capolavori come Le guerriere a seno nudo e Miami supercops, tra gli altri) è interamente basato sulle vicende di un bancario innamorato (Moschin) di una cassiera dal passato poco pulito (Lisi) sullo sfondo di una Treviso incredibilmente post-bellica (dopo 2 decenni dalla fine della Guerra) dominata da una piccoleria schiacciante, dalla ipocrisia e dal falso maschilismo che sembra una qualità immortale dei Belpaesani. Infine il protagonista suggerisce l'unico metodo possibile per non sentire le infinite voci del paese dove tutti sparlano di tutti,

infilandosi dell'ovatta nelle orecchie.
E' un film di satira dei costumi agresti in pieno boom economico, di volgarità genuina, di un universo bucolico ancora ben definito appena oltre i confini artificiali dell'urbe, da cui sono germinati personaggi come quelli del film e quelli che l'hanno fatto.
Merita una menzione il cameo di

una giovane Moira Orfei, simbolica domatrice circondata dalle belve umane. IMDB ci informa del fatto che nei paesi anglofoni questo divenne "The Birds, the Bees and the Italians", puntando tutto sul fattore provolonesco piccante/scollacciato, invero assai moderato anche rispetto alle pubblicità televisive del 2000.

L'altra sera abbiamo visto come il poco dotato interprete di Slaughterhouse five abbia finito per darsi al brockeraggio, ieri ho scoperto che anche Cameron Vale, il protagonista di Scanners (1981) ha seguito la medesima strada:


abbandonando la carriera ESP per dedicarsi ai titoli di borsa a tempo pieno, e rilassarsi poi appena fuori dall'ufficio rimirando le bellezze pittoriche Fiamminghe custodite nei musei della Grande Mela. Qui incontra una tizia Francese che abita con altre due tizie, ma non ha i soldi per pagare l'affitto e finisce per chiederli a lui -in cambio di una poco allegra chiacchierata- che glieli dà tutti sull'unghia. La tizia decide poi di tornare in Francia, dopo aver vista quella che è forse la prima ChemTrail mai fotografata in un film, e qui la trama prende una svolta quasi-surrealista; a seguito dello scontro con la sua nemesi Derryl Revok (avvenuto a Toronto nell'81) o forse degli effetti della scia chimica, il protagonista inizia a sanguinare da un orecchio, e nel giro di pochi minuti muore:

Apologo sui pericoli che comportano i poteri ESP, le donne Francesi e (forse) le chemtrails e il vino rosso (che tutti i protagonisti bevono in varia misura, e che infine sembra colare letteralmente dall'orecchio di Cameron Vale) ATVINY è un'operina gaia, ancora molto anni '80, che rinfranca tutti noi volgari provincialotti maschilisti Italiani post-bellici del nuovo millennio ricordandoci l'unica realtà in grado di consolarci: che, se non altro, non viviamo a New York City.

Ciò che ne ricavo è appunto la preoccupante sequenza della chemtrail, subito ritagliata e incollata su YouTube:



conta già n. 1 spettatore/i !!!

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