Ci sono almeno tre sequenze degne di nota in questo
極道恐怖大劇場 牛頭 di T. Miike (2003)
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per gli amici, soltanto "Gozu". Il primo minuto di film, quando un televisore trasmette qualcosa in giapponese con un audio mono-elettro-subacqueo e cantilenante, e quelli che sembrano essere uomini della yakuza si riuniscono in un locale senza dire una parola. E' un sipario davvero promettente, che sembra essere ancor + promettente quando -quello che scopriremo essere- Ozaki comincia a straparlare del cagnetto sul davanzale, che sembra averlo sconvolto.
Le stranezze si susseguono poi ritmicamente per tutte le due ore di questa versione in originale del film di Miike, elencato tra i "film surrealisti" da Wikipedia; la mia seconda scena preferita è la rivelazione del copione appeso al muro, in Giapponese ma scritto in caratteri occidentali per la moglie del negoziante, che "è Americana":
anche se mi ricorda la rivelazione dello storyboard in Split (1989) -- memorabilissimo.
Infine, il ritrovamento della pelle riccamente tatuata di Ozuki dallo sfasciacarrozze, dove dicono di averlo pressato:
Sono momenti di altissimo esercizio oniromimico, ma è di nuovo l'anti-patia spontanea e inesorabile per il materiale umano che mi impedisce di apprezzare pienamente l'opera di Miike; i Giapponesi sembrano sempre fingere di essere Giapponesi, pur non riuscendoci troppo bene; possiamo solo rallegrarci del fatto che per tutta la durata del film non si mangino cetacei.
Proseguo con il depennamento dei restanti surrealistici, grazie a Youtube che qui ci offre la versione restaurata di Inauguration of the Pleasure Dome di Kenneth Anger (1954)*.
Questa mattina ero in missione notturna con il giovane Giulio Andreotti, in qualche vicolo buio tra Rimini e Hanoi. Non mi chiedete che genere di missione fosse, non ho risposte valide neanche per questo.
2:06
*Barocco technicolor, oppiaceo, pirotennico, carnascialesco, lirico e caleidoscopico, il film di Anger è la scenografia vivente di un videoclip ante-litteram a base di masochismo anomalo, manichismo animale e textures animate, sicuramente il più surrealistico dei lavori surrealistici visti finora poiché non si preoccupa nemmeno di avere uno straccio di trama ma illumina di verde, rosso e viola la più pomposa bigiotteria anni '50 indossata, manipolata o ingoiata da personaggi beffardi, in un vortice di pudica lussuria visiva posticcia e mimiche facciali sfacciate; indicibile, per quanto inclassificato, non c'è altro da fare che guardare:
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