16/02/10

Carne da cinema

Non conosco l'opera di Vonnegut, benché ne ricordi bene lo stile narrativo caustico, e via dicendo; per il regista, questo adattamento del romanzo omonimo

Slaughterhouse Five di G.R. Hill (1972)

sta tra due blockbusters come Butch Cassidy and the Sundance Kid (1969) e The Sting (1973); entrambi erano saturi della presenza di superstar internazionali come Newman & Redford, mentre non c'è un solo attore famoso in questo. Lo sparuto, giovanissimo Michael Sacks fu candidato al Golden Globe come most promising newcomer, ma vinse l'ancor più eminente sconosciuto Edward Albert; mi pare che il motivo di questa sconfitta sia ovvio, perché a questo solido film di Hill, basato su un bestseller di Vonnegut, e fotografato da un Maestro come Miroslav Ondriceck (il fotografo di Forman)

-in gran parte su uno scenario bellico egregiamente ricostruito- manca soprattutto un protagonista. Dopo due anni Sacks fece il poliziotto in Sugarland Express; poi ebbe una particina in Hamityville horror nel '79, e poco altro; evidentemente non era la strada giusta, poiché nel giro di un decennio era sparito dalle scene, e oggi è un pezzo grosso alla MarketAxxes, società finanziaria online. (Paradossalmente, il cattivo del film Ron Liebman diventò famoso interpretando il simpatico quanto improbabile avvocato ebreo Polacco squattrinato "Kaz" Kazinsky in TV, e scopro su IMDB che è ancora in giro quando io guardo la TV solo per sbaglio...)

Potremmo dire che il film ha subita la stessa sorte; benché sia una delle poche riduzioni per il grande schermo di Vonnegut -un marchio di garanzia per quanto riguarda l'originalità della storia- fuori dai circoli della fantascienza in pochi si ricordano questo film; Mattatoio Cinque parla di un "film" dal montaggio mutante, dove ci troviamo in piena guerra, in assoluta pace, e sul divano con una pornostar, secondo le stagioni; questi frammenti filmici derivati da frammenti letterari sono gli stessi tasselli del lungo "sogno" che viviamo sempre Qui e Ora, e chiamiamo "vita".

La peculiarità di Mr. Pilgrim (Pellegrino) è che lui vive questi frammenti random, in una struttura narrativa che avrà un largo seguito cinematografico negli anni 90/00, definita in genere "non-lineare"; non è chiaro né importante se questo sia conseguenza dell'incidente aereo e dell'operazione al cervello, il risultato è più che mai simile alla possibile esistenza di un Americano tra la Grande Guerra e quella "Sporca" in Vietnam, alla quale parteciperà entusiasticamente il suo erede. E' un 2001: a space odissey terra-terra, che sicuramente lo stile inconfondibile di Vonnegut ha più probabilità di rivelarsi all'Utenza come "philosophical way of life"

su come prenderla; il fatto che questa "filosofia" sia in buona sostanza quella di chi ha scelto di diventare optometrista può essere sintomatico. Oppure no. Certamente il comportamento atarassico -quasi-atono- dell'eroe non si addice all'ambiente filmico. Per quanto mi riguarda, dal 1985 sono convinto di essere "una macchina per vedere, pensare e ricordare"; ho una sorta di consapevolezza intuitiva del fatto che quando la macchina si fermerà le cose andranno meglio, altrove. Spero solo di non finire in un bungalow di plastica con Valerie Perrine.

(Warning: SPOILER!!!)

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