04/10/09

La vitalità degli altri

Anche il film di questa sera



Das Leben der Anderen di F.H.von Donnersmarck (2006)
☻☻

(Oscar al miglior film straniero) è entrato a far parte dell'album The Green Lady, su Facebook.
Ed è certamente un buon film, tratto da una grande storia (con tanto di Mc Guffin) con una buona fotografia, una regia salda, un ottimo lavoro di montaggio; resto tuttavia molto perplesso sulle qualità degli attori. L'uomo buono del sotto-titolo, qui sopra, interpretato da Ulrich Mühe, starebbe piangendo. Si nota infatti il riflesso della lacrima in controluce.
Qui sotto, in uniforme, fa il terzo grado ad un prigioniero:


Questo è il co-protagonista, Sebastian Koch, in due momenti di grande pathos:


A sinistra ha appena ricevuta la notizia della morte del suo carissimo amico; a destra sta scartando i regali di compleanno. Si rimpiange John Wayne, che si diceva avesse 2 espressioni -quella con la sigaretta e quella senza- perché questo fuma molto meno.
Aveva ragione a mio cuggino; i Tedeschi sono spenti.

Questo mi ha dato l'occasione di riflettere sulla "persona", termine che un tempo designava la maschera teatrale; queste persone sembrano limitarsi ad esprimere una differenziazione fisica -a livello osseo, ancor prima che fisionomico- senza alcun bisogno di modificarla attraverso espressioni caduche, sconvenienti e, tutto sommato, di cattivo gusto. Trovo che sia una condotta esemplare, ammirevole, ed un modello per tutti noi. Tutti loro, in vario grado, appaiono innanzitutto come persone serie; è una qualità che difetta a molti dei nostri compatrioti, e in part. ai più esposti all'attenzione pubblica, a partire dai politici. E così come per i nostri personaggi famosi è del tutto impossibile apparire seri, per questi Germani sembra impossibile apparire faceti; o tanto sciocchi da sembrare commossi, o straziati, stupiti o esilarati.

A cagione di queste caratteristiche la loro scelta professionale può apparire discutibile; ma, d'altro canto, quella di altri è del tutto invereconda.






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