03/03/10

Ancora un po' di marcio dalla Danimarca

Scritto dal Danese Lars Von Trier,


Dear Wendy (2005)

è diretto dal Danese Thomas Vinterberg, e ambientato in questa terrificante cittadella USA dove i + giovani e pacifici abitanti scoprono di essere accomunati dalla passione per le armi da fuoco; se non altro, l'approccio in chiave romantico/epistolare, con l'idealizzazione della piccola sputafuoco come una amante femminile che non promette niente di buono, è originale; la voce-off del protagonista segna le varie tappe della vicenda attraverso la lettura delle sue missive amorose intestate alla elegante revolver del titolo


che in breve lo trasforma in un super-cazzone (non bastasse il nome di battesimo, Dick) in un paese di onesti, ma ordinari cazzoni. Si intuisce sin da principio che una tale setta segreta di piccoli guerrafondai repressi, esteti dell'anatomo-patologia e della perizia balistica geneticamente condannati dal loro DNA di cow-guys, finirà per ottenere tutto quello che si può ottenere in cambio dell'insana passione per il piombo; ovvero, un avvelenamento da piombo dall'esito fatale. (WARNING: SPOILER)- Ma il film riserva qualche sorpresina che può ricordare l'intensità greve, untuosa e leggermente salata dei più famosi Danesi, come ad es. gli effetti in super-slow-motion dei proiettili all'interno dei corpi, con tanto di didascalie esplicative dell' impatto


Se non altro, un punto di vista nuovo. Il tema della fascinazione morbosa per i giocattoli di morte è al tempo stesso uno dei più sentiti da parte del giovane utente cinematografico fin dai tempi d'oro del western, ma anche uno di quelli meno trattati direttamente dal cinema, che in genere alimenta questo mito meccanico attraverso la narrazione di tante vicende di violenza (storica, moderna, urbana, suburbana, metropolitana o bucolica, e financo forestale, ma soprattutto fisica) dove spesso lo strumento di morte è sottinteso e sottovalutato, ma nondimeno protagonista ideale dell'azione risolutiva di una vicenda tale da meritarsi tutto un film.

Qui, inequivocabilmente, l'arma è primadonna assoluta, in una perversa romance di revolver e rose che non offre nemmeno una canzone dei G'n'R nella colonna sonora, in favore dei + stagionati The Zombies.


i "dandies" durante la fase teorica

E' quel genere di film che mi avrebbe fatto impazzire, mentre i moderni classici del grilletto Americano, da Taxi Driver ad Apocalypse Now e da Straw dogs a The deer hunter alimentavano la mia contro-cultura di morte artefatta; quando ordinavo i cataloghi dei modelli d'armi in scala 1:1 soltanto per sfogliarli, e casualmente poi trovavo un revolver cal. 22 nel prato di fronte a casa mia. I miei genitori mi obbligarono a gettarlo, e io lo feci a malincuore; come dimostra anche questo film, quell'oggetto avrebbe potuta cambiare la mia vita.
Se in meglio o in peggio, però, non saprei dirlo ancora adesso.
Questo film sopratutto insegna ai giovani cosa fare quando la giovane figlia della bottegaia ti mostra i recenti sviluppi delle sue ghiandole mammarie:


ovvero, accompagnarla subito al tiro a segno

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