08/03/10

Un ebreo serio...

... Che assurdità. Un goy (o goi), si sa, è "come una bestia dei campi"; ci chiediamo se questo avviso nei titoli di coda di


A serious man di J. e E. Coen (2009)

sia un ironico riferimento a questa idea tristemente nota che il popolo Eletto-da-Dio ha dei pagani. In ogni caso, A serious man è uno dei rari film, tra i milioni di film scritti, diretti, prodotti e interpretati da Ebrei, che parli di Ebrei. Non in guerra.


In un mondo che sembra un'illustrazione dell'enciclopedia Childcraft (i Quindici)






gli Ebrei, padri e figli, non perdono l'occasione per farsi un joint




mentre i loro rabbini si rivelano custodi di una grande tradizione religiosa e filosofica che può tornare utile soprattutto per chi volesse fare il rabbino di mestiere... (perlomeno, il vecchio padre André -ortodosso- di Woody Allen in Love and Death aveva le idee ben chiare...) E quando anche la legge ostacola il facile profitto ottenuto con l'applicazione della Kabbalah al gioco d'azzardo, almeno questo aspetto dell'ebreità Americana appare quasi ovvio, se facciamo caso alle parole di Larry -il professore- che si rivolge ai poliziotti dicendo "è solo matematica"...


Questo film è un altro capolavoro di Roger Deakins, uno dei pochi, grandi maestri della fotografia che abbiamo già apprezzato soprattutto nei precedenti Coen come The Big Lebowski e The man who wasn't there; per quanto mi riguarda, la sceneggiatura è un ottimo pretesto per la messinscena di questo anonimo teatrino della provincia Americana senza tempo, acrilico, di nitore abbagliante, popolato di personaggi che sembrano corrispondere perfettamente a qualche invisibile didascalia in ebraico. Alla premiazione dell'Academy di ieri Deakins si sarebbe meritato un altro oscar per questo; ma è stato nominato finora sette volte, di cui ben due nel 2008, e non ne ha vinto uno; quest'anno invece non è stato nemmeno candidato. Vergogna.

E poi no, non credo che il valore del kanabosom nella cultura e nella religione Giudee sia mai stato nemmeno immaginabile prima dell'avvento del cinema; adesso che possiamo immaginarcelo, perlomeno immaginiamo che sia qualcosa di grosso. Molto grosso. Forse troppo.

The English word from this movie is glib: adjective
(disapproving) (of speakers and speech) using words that are clever, but are not sincere, and do not show much thought: a glib talker / salesman * glib answers / explanations
(Oxford Advanced)

This movie could be glib.

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