24/03/10

Monkey Face

Qualche tempo fa ho sognato una donna (bionda) con la faccia da scimmia; quest'immagine mi ha ossessionato per qualche tempo, e credo che in effetti quel sogno mi abbia insegnato qualcosa di molto importante, benché non ricordi altro. Malgrado la mia grave cinefilia e la mia grande ammirazione per Hitchcock, allora non sapevo che il nomignolo con cui Cary Grant chiama Joan Fontaine in

Suspicion di A. Hitchcock (1941)
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è proprio Monkey Face (anche nella versione radiofonica del '42, con Brian Aherne e Joan Fontane). E' uno dei pochi Hitchcock che mancavano alla mia lista, e adesso me ne vergogno talmente tanto che tutti gli altri sono già in download.

In Suspicion (che indica il sospetto e non un sospettato) Hitchcock aveva intenzione di trasformare la più simpatica e brillante star di Hollywood in un assassino, e uxoricida. Da quanto possiamo leggere qui, la stessa Fontaine dice che dopo una preview il finale fu cambiato, il pubblico "semplicemente rifiutava" Cary Grant in quel ruolo; oppure, che gli studios (RKO) non potevano accettarlo. Comunque sia, quello che ho visto questa sera è un altro capolavoro (per me) sconosciuto del Maestro, attraverso il quale ho riscoperto il suo genio incontrastato e ho rinnovata la mia stima nei suoi confronti.

Per tutta la prima parte vediamo una commedia quasi-Americana (ma parlata perlopiù in Inglese) dove Cary Grant è il solito Cary Grant delle commedie Americane, e anzi il suo Johnny è il personaggio più scanzonato, spensierato, irresponsabile e infingardo che ci si possa immaginare, il protagonista perfetto di una grande commedia, come solo Cary Grant avrebbe potuto essere (si pensi a His Girl Friday o Arsenic and old laces, solo per dirne un paio)...

Solo con il secondo tempo ci ricordiamo il titolo del film, quando il sospetto che Johnny abbia fatto fuori il suo vecchio amico Beaky travolge la sua adorabile sposina, e continua a crescere fino all' inatteso (anche per il regista, a quanto pare) finale;

il famoso latte illuminato dall'interno

Allora il Cary Grant diventa un'arma filmica ancora più potente, appena oltre la convenzionalità della sua + nota immagine solare, o meglio, stellare, e tutta la stravaganza del suo personaggio si trasforma in un indizio della sua vera natura di ipocrita (dal gr. attore); allora ogni ombra che passa sul suo volto assume un'altra significato, ed è facile intuire che dietro la maschera (in lat. persona) del mattacchione si nasconde un matto vero e proprio, un folle omicida pronto a far fuori il suo più caro amico e la sua stessa moglie per denaro, che ovviamente sperpera alle corse dei cavalli.

Fino alla corsa in auto a velocità folle sullo strapiombo, quando il gioco si scopre per quello che gli spettatori -o gli studios- hanno voluto che fosse; una commedia degli equivoci con un tocco del miglior thriller, e con un grande Cary Grant ingiustamente sospetto (warning: spoiler).

Infine, la domanda è: sarebbe davvero stato meglio il finale di Hitchcock?
Non che mi importi molto, vedere un Hitchcock mai visto prima per me è un regalo regale, senza pari al mondo. Non avrei proprio potuto chiedere di meglio.

P.S.:

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