26/03/10

The wrong man

Dopo circa 48 ore di Astinenza maiuscola, esco per rimediare alla situazione e mi trovo così a vagare per le vie della città subito dopo cena. E' stata una giornata atmosfericamente strana; ha piovuto, finalmente, ma c'è qualcosa di talmente balzano nell'aria che nel pomeriggio ho pensato di essere tornato negli anni '80.

Cammino ancora solo per le vie buie e semi-deserte attorno al centro; mi chiedo cosa pensavo di trovare, negli anni '80, camminando solo per le vie buie e semi-deserte attorno al centro. Ho trovato sempre e soltanto quello che ho trovato oggi. Niente.

Un'auto -l'unica sulla strada- mi suona; due ragazzotti urlano qualcosa e mi fanno il dito.
Poveretti.
Certo, tirerei volentieri loro un colpo a cranio; ma sono giovani, e vivono in questa città.
Nessuno mai potrebbe trovare una punizione peggiore.

Cammino ancora solo, e penso al fatto che qualcuno potrebbe anche trovare interessante una vita all'inferno, a differenza del comune blogger; per qualcuno potrebbe essere anche affascinante.
Mi viene in mente The last picture show; è quel tipo di disperazione che ti porta a vedere il mondo in bianconero, soltanto perché almeno ti sembra di vivere in un film, anziché in un sogno.
Una disperazione cinematografica, che mi ricorda gli anni '80; quando mi fermavo a guardare i pesci negli acquari in vetrina ricordando MotorBoy. Daltonismo artistico.
Mi rattristano i pesci negli acquari e gli uccelli in gabbia, ma so bene che la mia vita non è molto diversa. Non lo è per nessuno, di fatto, e l'unica differenza tra noi è il grado di consapevolezza.

Due ore dopo questo mi ricorda Norman Bates, e il suo monologo nel salotto impagliato.
Nel frattempo ho visto


The wrong man di A. Hitchcock (1956)
☻☻☻☻

la storia del bassista di night-club Manny Balestrero (ci ricorda qualcuno questo nome?) interpretato da Henry Fonda è il secondo capolavoro che mancava alla mia videoteca.

Il Maestro qui sperimenta una forma di thriller socio-legale, attraverso uno scambio di identità che scaraventa l'integerrimo musicista e padre di famiglia in galera, e la sua dolce metà in un istituto per derelitte mentali. L'espressione perennemente innocente di Fonda è un supplizio che per una volta sostituisce la minaccia di una violenza, e fino all'ultimo minuto non è la colpevolezza tanto amata dal pubblico, ma l'innocenza insperata del protagonista, a tenere il gioco.

La bravura di Fonda viene scrutata da Robert Burks che qui si esibisce in un bianconero spettacolare, riprendendo il "vortice" di abissale disperazione in cui sprofonda Manny rinchiuso in cella con un movimento circolare e sempre più veloce della MdP

accompagnato dalle note nevrasteniche di Herrmann; e la soggettiva dei piedi durante il suo trasferimento


Alla fine vediamo anche l'Uomo Giusto, che viene giustamente incarcerato (warning, spoiler)

e scopriamo che assomigliava ben poco al povero Henry...
La cosa più notevole qui è il cameo iniziale del Maestro, il quale introduce il film assicurandoci che questa volta la storia che racconta è assolutamente vera:

Ma solo alla fine possiamo pronunciare (o scrivere) le fatidiche parole: "roba da non credere".

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