18/03/10

Neoirrealismo

Li regazzini. Che lustreno 'e scarpe all'Americani. A povvertà, a fame. A guera.
Ce famo un firme; tradimento, priggione, li regazzini co' lucciconi all'occhi.
Amo de trovà de li regazzì carini, che rideno bbene, e che frigneno bbene, e semo a cavallo.

Sciuscià (Shoeshine) di V. De Sica (1946)

Vincemo l'Oscar, preciso.


Non so se queste parole si riferissero al contenuto dell'opera e ai suoi protagonisti, o all'opera stessa e ai suoi artefici; ma del resto è neorealismo.. Quello che è certo è che Sciuscià è di una mediocrità epocale, e di una tale patologica semplicità che una qualsiasi puntata dei Simpsons al confronto è un capolavoro machiavellico. Questo film ha per protagonista una semplicità perduta che qui appare già ripescata e ricostruita furbescamente, nella messinscena di un Italia postbellica (letteralmente, già) in ginocchio a lucidare le scarpe dei fieri Alleati Imperialisti.

Non è Tom Waits quello?

La storiella del cavallo, dell'inghippo per incolpare gli innocenti, delle loro vicende di prigionia ed evasione, formano una sequenza ininterrotta di scenate all'Italiana, di lacrime, sberle, cinghiate, panini imbottiti e morti accidentali, che sicuramente hanno commosso i nostri avi a livello individuale e quelli degli altri Paesi a livello nazionale.

Probabilmente è da tutta la vita che sentivo parlare di questo film, citato innumerevoli volte come capolavoro del neorealismo Italiano; a mio parere questo è puro neoirrealismo, e sti regazzini evidentemente fingono in ogni istante della loro presenza sul set, mettendosi in posa per ogni singola inquadratura.
Non riuscirei a trovare un solo pregio di questa roba, al di là del fatto che è in bianconero.
E che c'è un cavallo nel cast.

Giudizio: tristissimo.

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