Prosegue il Ciclo Maddin con questo
dove scopriamo che l'Autore -qui nei panni del protagonista Guy Maddin- non è nato a Winnipeg, ma su un'isoletta al largo della costa Canadese dove i suoi gestivano un orfanotrofio, un faro e un laboratorio segreto per estrarre linfa della giovinezza ("orphan nectar") direttamente dal cervello (dal cervelletto, in verità) degli ospiti, grazie all'anello di famiglia...
Ancora cinema "puro" colle virgolette, un'altra riproduzione cinematografica in 8mm gonfiato; ancora muto parlato, questa volta con l'inconfondibile voce off della Rossellini che parla un Inglese più comprensibile dell'Italiano;
Ancora una madre iper-protettiva, qui munita di telescopio e aerophone (invenzione del vulcanico marito) per mantenersi in contatto con il figlio perennemente imbronciato;
Ancora l'inesorabile tara genetica del Manitobense! E ancora vignettature a piene mani:
Le novità sono un montaggio frenetico, quasi irritante in alcuni passaggi, e un abuso di didascalie che finiscono per zittire la voce narrante;
Un po' di horror, senza nessuna intenzione di serietà:
un po' di nudo qua e là
E infine qualche fondale nero (molto Grandmother)
e l'elemento meta-scenografico del fumo, presi in prestito da Lynch assieme all'ex-moglie
Non è il mio preferito di Maddin, direi anzi che sui tre visti questo è all'ultimo posto; ma è pur sempre, incontrovertibilmente, un film di Maddin. Grande falsario, grande post-realista; grande ricostruttore del cinema, per cui la memoria e ogni sua deformazione possibile sono sempre fondamentali nelle sue storie. Inevitabilmente, grande sconosciuto. Qualche indizio da cartellone:
e da trailer:
Prossimamente su questo blog, Dracula: pages from a virgin's diary.
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