La cité des enfants perdu di M. Caro e J.P. Jeunet (1995)
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sono stranamente familiari; quella dell'ex-macellaio Jean Claude Dreyfus (sopra), sempre sul punto di esplodere, e quella ancor più fumettistica dell'ex-clown Dominique Pinon
moltiplicato per 7 in questa avventura forse meno tetra, ma non meno sorprendente della prima. In un nuovo scenario marcatamente marinaresco, il marchingegno filmico di Caro e Jeunet si rimette in moto per raccontare una strana storia di bambini rubati ma ladri, clonazioni, incubi gassosi, palombari, gemelle siamesi
e pulci assassine
con la medesima inesorabilità che caratterizza Delicatessen, creando un'altro tsunami ideale che finisce per sommergere presto l'eventuale solidità del materiale narrativo, lasciano l'utente visuale a mollo in un mare di cinema. Purtroppo ho reperita una ver.or. di questo, ma gli unici sottotitoli -in Inglese- che ho trovato hanno funzionato solo per il primo tempo, mentre quelli in Francese del secondo erano una sorta di parafrasi dei dialoghi... Dunque la mia mediocrità linguistica, unita a queste guide verbali mutanti e all'effettiva complessità della narrazione hanno concorso nella creazione di una esperienza oltremodo bizzarra.
Qui oltre ad un Jean-Louis Trintignant alquanto pensoso, nella parte di Oncle Irvin:
e allo stormo di bambini, la grossa novità nel cast è Ron Pearlman:
nel ruolo del forzuto decerebrato One; e come in qualche improbabile documentario di genere complottistico, con lui nel film vediamo comparire anche il famigerato simbolo:
Che dire, cosa sia con certezza questo individuo, basandosi sulle apparenze, è arduo da stabilire.
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