06/03/10

Dei camminatori /2

Incapace di trovare un senso della vita per il pomeriggio di sabato, mi accontento di produrmi in quella breve ricerca del fattore Zingaro all'interno delle memorie oniriche, da cui estraggo queste parole:

1
Qui LEI compare come la perfetta sconosciuta che è, dotata di qualità soprannaturali e grandi doti professionali, è degna della compassione del sognatore; il fatto che la sua persona ricordi "una zingara" al risveglio non significa che la sua etnia sconosciuta sia di qualche ceppo indo-iraniano, ma che il cosiddetto "spirito" -l'essere che si può manifestare ugualmente in una dimensione non-materiale come quella onirica- sia quello stesso dei camminatori; in altri termini, un demone nomade, che non è un anagramma perfetto ma potrebbe esserlo, riferito all'entità femminile.

Questa notte l’ho seguita fino a casa. Lei saltava, e saltava come un grillo; sembrava fatta di sole gambe, nel buio delle campagne.
In casa, lei mi diceva di dover partire, subito dopo la telefonata, per un nuovo incarico, “sempre come principale”… Un impiego importante, per una grossa società; ma lei sembrava una zingara, una vagabonda… Lei sembrava tutte le donne.


2
Il fascino tzigano qui è suggerito da una donna con del sangue balcanico nelle vene, ed è un genere di simpatia che come nel caso precedente finisce per soffocare la fiamma del peccato con l'ingombrante cappa pietistica archetipica; strano a dirsi, nel corso dei decenni, questo accade in una possibile realtà non-onirica del tempo passato, così come nei libris somni:

Notte fra zingari, in una casa occupata, che si conclude con una riunione (dove LL si lamenta perché le ho lasciato il pavimento del bagno sporco di vernice) e infine a tavola con lo zio e il nonno, attorno a piatti di una qualche zuppa cucinata dalla nonna, mentre in TV trasmettono uno sceneggiato su Robin Hood, che io dico “basato su fatti storici”. Qui Robin è un uomo tarchiato, con la barba, e porta uno strano manto su una spalla, che si direbbe intessuto di erbe. Il nonno dice che non lo vedrà, perché “è stato girato in Portogallo”.


3
Il Fattore Alieno; qui un qualche tipo di "zingaro" (colle virgolette) è correlato ad una sorta di "religione cosmica", il mistero che è alla base del mio interesse per questo tema in relazione ai camminatori decenni dopo, tra i dubbi della paleoastronautica e quelli della mitologia moderna. Che infine provoca il ritorno allo stato di veglia è il timore della conoscenza di questi misteri: la ragazza-immagine è qualcosa di "reale", un oggetto in vendita nel negozio della fede; non dimentichiamo che gli "zingari" hanno qualcosa di Indiano nel loro fagotto culturale.

In periferia (...) un piccolo centro commerciale con parcheggio deserto; guardo una serie di manifesti con fotografie e testi di propaganda di una “religione cosmica”in cui si parla di un “Padre Alieno”, con tanto di preghiere dai termini fantascientifici.
Resto colpito dalla bellezza*di un’adolescente dal costume attillato, che poi vedo in carne ed ossa oltre una vetrina: ha le orecchie appuntite come Spock, ma non sono posticce!
Per qualche motivo poi con un gancio abbasso la saracinesca di questo “negozio” e mi rendo conto subito di aver commesso un errore. Mi allontano dal piazzale, ma una sorta di "zingaro” con capelli neri lunghi e baffi, è già alle mie spalle, e allunga un biglietto verso di me.
Gli dico di non voler leggere, mi affretto... Mi sveglio.

*Un tipo di bellezza decisamente aliena


4
Non è da escludere che questo longevo interesse sfociato in ben due post nel mio blog sia derivato da qualcosa che di fatto mi è del tutto ignota, una memoria occulta, come la conversazione di questi sconosciuti ai confini dell'universo (dove si arriva correndo da fermi) e che potrebbe essere in effetti riservata a questo popolo -come dimostrerebbe la enigmatica quanto ironica domanda del "rom perbene" riguardo la mia presenza in quel lontano angolo dei sogni

La mia capacità di “correre” a velocità incredibile senza muovere le gambe mi porta su strade secondarie, sconosciute. Non temo i cani liberi, perché sono infinitamente più veloce di loro.
Nel mio vagabondare mi ritrovo seduto accanto ad alcuni rom dall’ aria perbene (?!) e li ascolto parlare per un po’. Sono dei giovani.
Uno di loro poi mi chiede “Sei di casa?” e io rispondo dicendo che sto per andarmene, e aggiungo di scusarmi per le mie condizioni (ho bevuto).
Ci stringiamo la mano, prima che io riparta.

Non voglio azzardare alcuna teoria, su quello che è destinato a rimanere un mistero della mia scienza personale come di quella antropologica; mi limito a considerare ancora come questi (e verosimilmente altri, subito precipitati nel dimenticatoio da una sveglia mattutina) individui immaginari di una stirpe fantasmagorica siano stati osservati nella dimensione onirica in quanto "zingari", benché non esistesse un singolo indizio logico -perlomeno, non mnemonico- riguardo la loro effettiva natura; coloro sono "zingari" agli occhi del sognatore perché certamente la loro parvenza è la stessa dei camminatori incrociati sulla mia strada da questa parte, ma questo non suggerisce proprio nulla sulla loro presenza dall'altra parte, che è tanto più misteriosa e meno rara della stessa in uno stato di veglia; perché insomma, qua e là per il regno di Morfeo, nello sterminato dominio di Crono, abbia incrociato degli "zingari" in luogo di Tuareg, Aborigeni o Boscimani o Innuit -per rimanere nei confini del nomadismo- è un ulteriore mistero che assommo volentieri a quello originale; e l'unico modo per avvicinarsi alla soluzione è correre molto, molto velocemente per "strade secondarie sconosciute", ma senza muovere un dito.

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