01/03/10

Qualcos'altro ancora


More things that happened di D. Lynch (2007)
☻☻☻☻

Altro ancora su di Lei, ovviamente; che soltanto nei film di Lynch il mediatore, meditatore, meditabondo Lynch, assume per qualche istante il suo vero aspetto di pura Illusione, di Maya incarnata in ogni femmina d'uomo, che il nostro Eroe cinematografico osserva ormai a distanza ravvicinatissima, e senza distinzione, al di là dell'impressione dello spettatore; è un gioco delle parti come un mazzo di carte da cui Lynch estrae soprattutto Regine, come ben ricordano i fans di Windom Earle.


Altro ancora sui conigli, qui in un passaggio inedito tra le porte che ancora ci portano altrove; questa volta penso di averlo inteso come simbolo di prolificità, soprattutto; che non avevo considerato tale in INLAND EMPIRE, ma del resto altre cose sono successe, da allora.


Queste altre cose sono nuovi indizi di quello stesso caso che in un solo film ci aveva portato su mille piste diverse; nel mio gioco, non mi posso interrogare sul possibile "vero" significato del piccolo scaffale in fondo al frigorifero che ha una targhetta con il suo nome, di cui Lei parla all'imperturbabile, pazientissimo "Mr. K";


se voglio trovarci una satira sociologica sul concetto di proprietà privata, o sui beni materiali, sono sicuro che in quest'ambito sarà ben conservato, e non dovrò aggiungerci altre targhette con il mio nome trovandosi all'interno del mio blog. Ma è soprattutto la tendenza all'astrazione pura che Lynch ricerca attraverso il medium filmico, attraverso il paradosso materiale che lui soltanto fotografa in primissimo piano, e nella fredda crudità del digitale, che posso apprezzare una moderata assenza di significati la quale ancora una volta restituisce all'immagine, e a tutte le immagini nel loro movimento, nella loro riproduzione cinemato-grafica, il loro valore vitale.


Soltanto in Lynch troviamo questa essenza di Cinema come movimento Ideale, che accomuna la visione riprodotta a quella dei sogni, a quella perennemente ricostruita Qui e Ora, in questa sceneggiata quotidiana; e sono certo, non c'è mai stato un Lynch prima d'ora perché nessun autore cinematografico prima ha mai dipinte le sue scene sulla base di una consapevolezza "trascendentale" (che a suo dire proviene dalla meditazione) della illusione cosmica, e della materia mentale che egli ama spesso schizzare sul set nella sua forma organica, di materia cerebrale... E' la stessa ironia che riserviamo a noi stessi in quanto sognatori di incubi, ed è sintomatico da questo punto di vista il fatto che sia in I.E. che in questo capitolo il marchio di garanzia viscerale dell'Autore sia manifesto nell'esposizione di altre viscere --fintissime nel primo, qui lasciate in penombra


e che nel contempo la moderna scienza neurogastroenterologica abbia infine riconosciuta la attività neuronale predominante dell'apparato digerente, in molte faccende dell'essere umano che tendiamo ad associare al cervello... Mi sembra ancora di osservare i dettagli di un sogno di cui per una volta tutti noi conosciamo il significato, in tutta la sua indissolubile ambiguità; che non c'è significato, oltre il "sogno"; per questo siamo lungi dal poter comprendere cosa in effetti sia un "sogno"; e ancora una volta, è soltanto Lynch a ricordarcelo con un film. Un vero peccato; non che sia Lynch, si intende, ma che nessun altro segua questa strada infinita, che nessun altro attinga da questa fonte inesauribile, con un grado di consapevolezza quantomeno paragonabile al suo; ogni altro esempio appare vago, indefinito e isolato, nel tempo e nello spazio del cinema, quasi accidentale e, soprattutto, spaventosamente raro.

Nessun commento:

Posta un commento